Fra Giovanni da Fiesole (Vicchio, 1395 circa – Roma, 18 febbraio 1455) è il pittore che incarna al più alto grado la sintesi tra arte e fede cristiana. Pochi anni dopo la morte, occorsa il 18 febbraio 1455, due confratelli domenicani, Domenico da Corella e Girolamo Borselli, lo definirono rispettivamente «Angelicus pictor» e «Beatus vir», pittore angelico e uomo beato, ponendo le basi per l’appellativo con cui è oggi universalmente noto: Beato Angelico.
Sommo esponente del primo Rinascimento fiorentino, Fra Giovanni seppe conciliare come nessun altro le finezze decorative e naturalistiche del tardogotico – apprese da pittori quali Lorenzo Monaco, Masolino, Gentile da Fabriano e dallo scultore Lorenzo Ghiberti – e le novità rinascimentali e prospettiche di Masaccio, Brunelleschi, Donatello e Michelozzo, fino a Leon Battista Alberti: una pittura raffinata e originalissima, che apre la strada alla “pittura di luce” di Domenico Veneziano e Piero della Francesca, e al contempo colta e densa, espressione di quell’Umanesimo cristiano che ebbe un ruolo decisivo nella cultura italiana ed europea del tempo.
Fra Giovanni fu unanimemente lodato dai contemporanei e dai posteri per l’eccellenza d’arte e la santità di vita, preludio alla beatificazione canonica conferitagli nel 1982 da papa Giovanni Paolo II, che due anni più tardi lo proclamò “patrono degli artisti”. Arte e fede erano inscindibili nel beato pittore: «dicono alcuni – riporta Giorgio Vasari – che fra’ Giovanni non arebbe messo mano ai penelli, se prima non avesse fatto orazione» e che «non fece mai Crucifisso ch’e’ non si bagnasse le gote di lagrime». Nella sua lunga attività, teste ancora Vasari, il Beato Angelico «mai volle lavorare altre cose che di santi», dipinse cioè esclusivamente soggetti sacri, svariando nelle tecniche e nei formati: dalle piccole, incantevoli miniature che ornano preziosi codici liturgici ai tabernacoli devozionali e ai reliquiari, dipinti a tempera su tavola; dalle pale d’altare, che includono polittici tardogotici a fondo oro e moderne tabulae quadratae rinascimentali, agli stendardi processionali su tela, fino ai cicli di affreschi che ne consacrarono la fama nella Firenze medicea e nella Roma papale.
